venerdì 30 aprile 2010

Un codice a barre fa male ai polmoni?

Il Times solleva una questione che sarà passata per la testa a ogni appassionato di Formula 1. Perché la Ferrari ha un codice a barre enorme sulla livrea? E' pubblicità occulta, quasi subliminale, di un noto marchio di sigarette? Non esattamente. E' una geniale idea di marketing e di pubblicità. Per nulla subliminale.

Negli ultimi anni, molti Paesi hanno bandito la pubblicità di sigarette (e non entro nel merito della questione, diciamo che rimango piuttosto scettico sull'efficacia di questa normativa) e, per questo, anche le monoposto di Formula 1 si sono dovute adattare. In alcuni stati si poteva fare, in altri no. Per questo motivo, le aziende che avevano investito ingenti capitali in questo sport hanno dovuto inventarsi qualcosa per "riempire" gli stessi spazi, già profumatamente pagati. Chi non si ricorda la scritta "Go!!!!!!!" sulla Yamaha di Valentino Rossi (il suono e le battute, punti esclamativi compresi, ricordano una nota marca di sigarette francesi che propongono "Liberté Toujours", Libertà sempre)? O Fisichella alla Jordan, con la scritta "Be on edge" sulla fiancata (mettete nel primo spazio "ns", poi è facile). Ma il caso più eclatante è stato sicuramente il codice a barre. Bollato come una scelta quasi inspiegabile, un'anticamera del ritiro dalla Formula 1, un "se peso el tacòn del buso" (è peggio la toppa del buco) come si dice a Venezia. Invece, è stata una soluzione geniale e lungimirante.

Quel codice a barre non lancia messaggi subliminali, scorretti, occulti ma esprime un pezzo di storia della Formula 1. Quei tre colori ne hanno fatto la fortuna. E' dal 1968 che i brand di questa società entrano in pista. Ayrton Senna ce lo ricordiamo tutti con casco giallo e verde su una monoposto bianca e rossa mentre lotta con Prost o contro il tempo. Il codice a barre non esprime nulla visivamente ma qualunque appassionato di questo sport lo collega immediatamente a quel brand, senza indugiAi suoi successi, ai suoi eroi, alla sua storia gloriosa. Senza indurre gli stessi appassionati a decidere di accendersi una sigaretta. "The Formula One Grand Prix in the UK does not involve any race cars, team apparel, equipment or track signage carrying tobacco product branding" dice la società. E hanno pienamente ragione. Hanno trasformato una situazione potenzialmente devastante in un'idea straordinaria. Non mi sono mai stati simpatici, vendono prodotti che non mi piacciono (e fanno male) ma hanno avuto un'intuizione geniale. E bisogna dargliene merito.

Guardo la Formula 1 dal 1980 e non ho mai fumato una singola sigaretta. Sinceramente, non credo che un codice a barre mi farà cambiare idea.

P.S. Questo post è nato parlando della questione con mia moglie, Francesca. Cosa che fa capire quanto sia fortunato ad avere una compagna a cui piace la Formula 1 e il marketing. E ha pure smesso di fumare.

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