martedì 19 ottobre 2010

Internet e stampa, il delitto imperfetto

"Noi pensavamo che Internet stesse uccidendo la stampa. Ma non è così". Questo è il titolo di un articolo pubblicato sul sito del quotidiano britannico Guardian. Che smentisce il delitto annunciato, citando dati dettagliati e difficilmente confutabili. Non c'è una correlazione diretta: alcuni giornali crescono sia in termini di diffusione che di accessi al loro sito, altri crollano in entrambi. Un esempio britannico: il quotidiano Daily Mail vende 300.000 copie cartacee in più rispetto al 1995 (quando il sito Internet non esisteva), in compenso il portale cresce anch'esso. Se la rete quindi non è la principale indiziata dell'omicidio della stampa, almeno per il momento, a chi dobbiamo guardare? Il discorso è un po' più complesso ed è necessario approfondirlo.

Qualche tempo fa avevo scritto un post sul fatto che stiamo vivendo dentro al futuro dell'editoria. I dati che stiamo analizzando non sono univoci, ci portano a riflessioni diverse su come Internet e stampa possono e potranno convivere. Non si può pensare che un lettore, un giorno qualunque, abbandoni il quotidiano cartaceo e, in automatico, inizi a consultare un sito Internet. C'è bisogno di analisi più dettagliate sulle vendite, sugli accessi e sulle motivazioni reali di determinati cambiamenti. E ogni Paese ha la sua specifica storia. Ad esempio, il Daily Mail citato prima vende nel 2010 più di 2.100.000 copie, il Corriere della sera (il più diffuso quotidiano italiano) 500.000 copie. Ossia meno di un quarto. Sempre prendendo in esame il quotidiano di via Solferino, nel 2007 aveva una diffusione più alta del 2001, nonostante gli utenti di Internet in Italia fossero praticamente raddoppiati in 6 anni (da 8,5 a 17 milioni). I conti non tornano, il Guardian non si sbaglia.

Gli esperimenti per trovare un nuovo modo di fare giornalismo continuano. In Italia è nato Lettera 43 (quotidiano creato e sviluppato esclusivamente online), il Sole 24 Ore sta lanciando la sua applicazione di Nòva per iPad ("la Vita Nòva", appunto) e altri stanno provando a testare il campo, come Blitz Quotidiano (che per titoloni e notizie quasi invasive ricorda vagamente il famoso Huffington Post, che a me non piace per nulla). Come ho già detto, il futuro non lo conosce nessuno (anche se le mie personalissime killer application saranno semplicità di lettura, personalizzazione e contenuti gratuiti) ma, a quanto pare, non abbiamo un'idea chiara neanche del presente. L'articolo del Guardian chiude con "... and more research, please". Perché un quotidiano italiano non approfondisce questo tema? Avrebbe almeno una copia venduta in più. 

(foto credits: 
http://www.gliitaliani.it)

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