giovedì 10 marzo 2011

Le raccolte differenziate per me pari sono

Per quanto riguarda le tematiche legate alla tutela dell'ambiente dove viviamo, bisogna ammettere che le campagne per aumentare la raccolta differenziata non sono mancate. Molti di noi ormai dividono plastica e carta, organico e vetro, lattine e rifiuti indifferenziati, è diventata una prassi quotidiana. Ma questo impegno, lodevole e meritorio, si esaurisce a questo tipo di materiali. E quando c'è da cambiare il cellulare, la televisione, un elettrodomestico o il computer cosa facciamo? Ci dimentichiamo che esiste la raccolta differenziata per i RAEE, i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Perché non vengono trattati alla stregua degli altri rifiuti a livello di comunicazione, è un dato di fatto.

Siamo sommersi da comunicazioni ricolme di "bio", "eco" e "green" ma di "RAEE" non se ne parla quasi mai. Eppure viviamo in un'era in cui quasi tutti i cittadini dispongono di cellulari e computer e dove i regali più apprezzati sono tablet e console per giocare. Abbiamo robot che ci puliscono la casa, lavastoviglie che evitano di lavare i piatti, televisioni sempre più piatte ed evolute. Tutto bello ma quando i prodotti si rompono o li dobbiamo cambiare, cosa facciamo? Ce lo dice una ricerca del consorzio Ecodom. L'86% delle apparecchiature informatiche ed elettroniche non viene ritirato dai negozianti (percentuale analoga per i piccoli elettrodomestici), anzi il 67% di questi rifiuti rimane inutilizzato e il 9% viene trattato in modo non corretto. Quanti di noi sanno che i rivenditori hanno l'obbligo di ritirare gratuitamente i vecchi prodotti al momento dell’acquisto di una nuova apparecchiatura equivalente? Il 53% degli italiani ne ignora l'esistenza, un altro 30% "ne sa qualcosa". La carenza a livello di comunicazione è del tutto evidente. Una piccola provocazione: forse i rivenditori non hanno convenienza a promuovere un servizio gratuito per il cittadino ma ritenuto dispendioso per loro in termini di tempo e costi?


I RAEE contengono sostanze considerate tossiche e non sono per nulla biodegradabili (tranne alcune eccezioni, ancora a livello di prototipo). Il loro abbandono nell'ambiente rischia di inquinare il suolo, l'aria o l'acqua molto più di una bottiglia di plastica o di un giornale di carta. Questi prodotti contengono materiali come rame, ferro, acciaio, alluminio, vetro, argento, oro, piombo e mercurio che, oltre ad essere devastanti per la sostenibilità ambientale, potrebbero essere riutilizzati efficacemente per costruire nuove apparecchiature. Ma noi, attentissimi a comprare prodotti biologici o "green" all'ipermercato, trascuriamo queste cose nella tranquillità della nostra casa. Ogni italiano produce 15 chili di RAEE all'anno, di cui 10 si perdono in canali non ufficiali e potenzialmente dannosi. Una soluzione semplice? Portare i RAEE nelle isole ecologiche e/o ecocentri, presenti in molte città italiane. Un italiano su cinque non sa nemmeno cosa siano né a cosa servano queste aree.

Quando ho lavorato per realizzare i contenuti del nuovo sito di una multiutility, ho insistito per sottolineare posizione, orari e modalità di utilizzo degli ecocentri attivi, sia all'interno delle pagine dedicate all'igiene ambientale che a quelle dei singoli comuni. Per tutelare l'ambiente dove viviamo non possiamo avere raccolte differenziate di serie A e di serie B. I cittadini devono essere informati meglio sui RAEE (un progetto interessante in questo senso è "clean up" di Luca Pagliari) perché ne avremo sempre di più. I nuovi iPad 2 e iPhone 5 sono alle porte, meglio sapere dove buttare le versioni obsolete che abbiamo comprato solo qualche mese fa (altra piccola provocazione, ironica ma solo fino a un certo punto come l'azienda produttrice indirettamente conferma).

Nessun commento:

Posta un commento