lunedì 12 marzo 2012

Blogroll, Twitter ed El Pais, tutto in un solo post

Oggi faccio un post di tipo totalmente nuovo. Perché? Ho trovato in giro due o tre begli spunti su cui scrivere, che approfondiscono tesi che mi stanno care o di cui ho già scritto in passato. Invece di fare due o tre post singoli, li aggrego, ne faccio uno solo. Le motivazioni? Di ogni tema non voglio scrivere tantissimo, voglio solo porli come tema di approfondimento o discussione. Ogni tanto mi accorgo che tendo a scrivere sempre le stesse cose (la "maturità" avanza inesorabile), per questo cerco di puntare un po' più sulla qualità e non sui numeri. Lo so, facendo tre post diversi avrei più visitatori e visualizzazioni ma, per una volta, decido di fregarmene. Se non vedrete più post di questo tipo, capirete subito il motivo.

L'utilità del blogroll, oggi
In tanti si chiedono se oggi il blogroll, ossia l'elenco di siti interessanti che affianca i blog, abbia un senso, in un'era di Social Network, informazione veloce e in tempo reale. La domanda se l'è posta PierLuca Santoro, ossia una delle mie fonti di riferimento per quanto riguarda media e dintorni.


Io rispondo chiaro: sì, a me servono. Perché quando ho dovuto cercare fonti di qualità, mediate e autorevoli sulle quali informarmi, i blogroll di alcune persone di cui mi fido in Rete sono stati utilissimi. Mi hanno fatto trovare quello che cercavo in pochissimo tempo. L'alternativa? Google o una ricerca su vari Social Media, molto più incerta e time consuming. Come sempre accade, lo strumento in sé non è mai utile, lo diventa in base al contesto e all'opera di chi lo usa. Io credo sempre più a quanto mi dicono le persone rispetto agli algoritmi. L'avevo già detto qui e qui (uno dei due è il mio post più letto di sempre).

Il caso "dell" su Twitter
Non è il solito #fail di un'azienda alle prese coi Social Media, è qualcosa di più particolare. Leggete qui. In sostanza, se cercate su Twitter cosa comunica o cosa dice l'azienda americana Dell, ed è solo un esempio, trovate un miscuglio di informazioni eterogenee e per nulla legate tra loro. Perché il sistema legge sia la parola in sé sia la preposizione, segnalando ogni news che include "Dell", "dell'appartamento" o "Dell'Utri". Un problema magari da poco oggi ma che potrebbe però minare la credibilità di questo Social Media come fonte informativa nel prossimo futuro. Un caso isolato? Leggete perché non si può cinguettare "W l'Italia". Twitter può diventare davvero un'Ansa "user generated", a patto che lavori seriamente in questo senso. In primis, deve eliminare questi problemi (non troppo difficile ma non lo stanno facendo), poi deve progettare sistemi di Social Media Fact Checking che analizzino l'autorevolezza delle fonti e la credibilità delle notizie per evitare anche problemi nelle relazioni internazionali (più difficile). Ne ho già scritto qui.

Le interazioni tra media tradizionali e digitali
El Paìs, di cui sto seguendo l'evoluzione del progetto di integrazione tra cartaceo e digitale, ha infranto una barriera simbolica: ha sbattuto l'hashtag in prima pagina.


La cosa tecnicamente non ha alcuna utilità pratica (ovviamente il cartaceo non mi permette di cercare quella parola su altri profili o fonti, ossia ) ma dimostra, ancora una volta, l'attenzione della redazione agli sviluppi neolinguistici e neocomunicativi portati dai Social Media. In più, dimostrano che non vedono alcuna divisione tra il cartaceo e il digitale, dimostrando, coi fatti, la loro volontà: siamo gli stessi, ovunque ci trovi. Come ho già scritto, loro e il Guardian stanno sperimentando il futuro, da noi nessuno si è fatto avanti seriamente.

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