giovedì 23 agosto 2012

Viaggi sociali


Sono rientrato dalle ferie con una chiara sensazione: noi addetti ai lavori ci stiamo facendo un po’ troppi viaggi. Mentali, non vacanzieri. Ritornato alla connessione costante, ai Social Network e a tutto il resto del mondo online, ho ritrovato quello che conoscevo (anche altri hanno fatto esperimenti di sconnessione sociale). Ma non era la realtà che avevo visto fino a poche ore fa. Che non è fatta di Wi-Fi potenti e gratuiti, di Social Media dominanti, di riviste e libri digitali su tablet. Quello che ho visto sono iPad lasciati senza appello ai bambini, reti wireless presenti solo nei cartelli degli stabilimenti e un sacco di foto di tramonti messe online invece che fatte vedere alla fine della vacanza. Nulla di male, per carità. Internet ci ha sicuramente cambiati ma non così tanto come noi, addetti ai lavori, forse ci illudiamo.

Altro input da vita reale. Alcune persone mi hanno dato giudizi sul mio libro, tra cui alcuni responsabili aziendali ed ex clienti. La cosa che mi ha sorpreso sono le idee che li hanno colpiti: “per comunicare su Internet saper scrivere è necessario ma non sufficiente” e “intervistare un responsabile aziendale spesso offre un compromesso ottimale tra qualità e quantità delle informazioni, risultato ben più significativo rispetto al rifare o al riscrivere il materiale già fatto”. Certamente non concetti rivoluzionari. E, soprattutto, li ha colpiti il fatto che non considero affatto i Social Network obbligatori e che ogni azienda fa storia a sé. Mi dicevano che tanti professionisti e agenzie proponevano esclusivamente progetti legati al mondo social, ignorando o quasi il fatto che la loro azienda avesse un sito di 6 anni fa, che non avesse documentazione aziendale aggiornata, che operasse in un settore dove i potenziali clienti, di fatto, non stanno sui Social Network.

Spesso noi addetti ai lavori ci facciamo contagiare, anche in buona fede, dalle passioni del momento. Non necessariamente sono la cosa migliore da proporre ai nostri potenziali clienti. Ho letto un post titolato “Facebook non funziona come modello di business”: non è vero, ci sono settori in cui le pagine aziendali funzionano più che bene (un esempio), sempre che si sappiano gli obiettivi da raggiungere e i risultati che si possono ottenere. Tuttavia le opinioni espresse nel post e soprattutto nei commenti sono più che condivisibili. Altro esempio di logica un po’ distorta del mondo online: la dicotomia tra #epicfail ed #epicwin, dove pare non esistere una via di mezzo. Nel mondo reale non va così, le aziende possono ottenere frutti diversi da ogni progetto che attuano, non solo ottimo o pessimo. Il vero problema è che spesso non sanno come analizzare i risultati e lì tanti di noi possono davvero dare di più. Anche se è meno divertente.

(Photo Credits: www.laurentchehere.com)

Nessun commento:

Posta un commento