venerdì 9 gennaio 2015

Non sono solo vignette

Nelle ore successive al vigliacco attentato a Parigi alla redazione di un giornale satirico da parte di due terroristi, tra le mille questioni (vedi qui) se ne è posta una che mi ha fatto riflettere. Nel dare la notizia si doveva o non si doveva pubblicare quelle vignette
Prestigiose redazioni hanno detto la loro, come è giusto che sia: ognuno fa le sue scelte, ha la sua linea editoriale e dei principi che ne regolano il funzionamento. Alcuni hanno deciso di sbatterle in prima pagina, altri no, creando riflessioni serie sul tema della libertà di espressione. Qui però, a mio parere, la questione è diversa. Le vignette sono parte integrante di questa notizia, in quanto esprimono il "perché" un fatto è avvenuto. Il "perché" è un elemento imprescindibile del dare una notizia, come prevede la regola aurea delle 5 W, e uno dei principali valori aggiunti del giornalismo. Ti spiega i fatti. Per questo, seguendo la regola, ogni giornale avrebbe dovuto pubblicare il movente della strage, per spiegare al proprio lettore perché è nata quella azione e dargli una chiave di interpretazione.

Le vignette sono nate insieme al giornalismo e, in particolare, quelle molto dirette fanno parte della tradizione dai tempi della nascita delle Gazette americane. La prima, pare, la fece Benjamin Franklin. Fa specie pensare che tanti mass media, in particolare americani, abbiano deciso di non pubblicarle, adducendo le più varie motivazioni. Una delle più preoccupanti, forse, è quella espressa dalla CNN. Ripeto, ognuno nella sua redazione fa come gli pare ma ricordiamo che il rispetto per il lettore deve venire prima di tutto. Se non è così, aboliamo le 5 W, direttamente.

Personalmente, la prima pagina che avrei fatto io è quella de L'Echo: nero a lutto, frase ad effetto, tante vignette e non solo quelle "incriminate". Niente foto dei killer: troppo facile. E sbagliato.