mercoledì 6 luglio 2011

Analisi di un blog

Ai miei clienti dico sempre che cosa funziona e cosa no lo decide chi sceglie, chi compra e chi legge, non lo decidiamo noi che "vendiamo". Ci sono migliaia di idee meravigliose che hanno portato a prodotti ritirati in tre mesi (e spesso non per colpa dei prodotti stessi, che erano quelli giusti ma al momento sbagliato). Vero, ci sono anche tantissime brutte idee che sono brutte da subito ma quelle le lascio per un altro post. Qualcuno potrebbe dire che ci sono le ricerche di mercato che ci dicono cosa si venderà e cosa no. Negli Stati Uniti ci hanno speso 12 miliardi di dollari in queste cose nel 2007. Nello stesso anno e nello stesso Paese, a quanto pare, 8 prodotti su 10 hanno fallito nei primi tre mesi. E allora, come si fa? Non ci sono ricette magiche. Tuttavia, mettersi nei panni dei clienti e non nei nostri, che siamo persone che devono produrre, per forza, prodotti rivoluzionari e innovativi, è già un primo passo nella direzione giusta.

Prendo per esempio il mio blog. Qui ci parlo di tutto, senza stare là troppo a pensare cosa piacerà tanto e cosa meno a coloro che mi leggono (e che ringrazio). Però, indubbiamente, se ho più commenti, più "like" e più messaggi che confermano che ho scritto qualcosa di interessante, è ovviamente meglio. Per me e per chi spende 5 minuti del suo prezioso tempo per leggere cose più sensate di altre. Allora prendiamo i numeri del blog che state leggendo. Le statistiche dicono che i post più letti sono questi:
  1. "Le persone che sconfissero l'algoritmo" (ovvero del fatto che le cose più interessanti le ho trovate seguendo persone, profili e blog di riferimento, non cercando su Google).
  2. "Sparare a un orso? Geniale su Youtube" (ovvero delle infinite possibilità che offrono i video a livello di comunicazione aziendale).
  3. "Il costo dei contenuti" (ovvero di cosa può fare, ossia tanto, e di quanto può costare, ossia meno di quanto si pensi, un professionista che realizza beni immateriali come me).
  4. "I dipendenti pubblici che fecero l'impresa" (ovvero di come poche persone della Regione Piemonte, quasi tutte donne, abbiano realizzato un progetto di open data del tutto innovativo).
  5. "Il mondo delle PMI - Blog o Facebook? Prima c'è da guardarsi allo specchio" (ovvero di come un'impresa italiana, prima di pensare a come stare sui Social Network, dovrebbe capire cos'è una strategia di comunicazione).
Devo dire che sono un po' sorpreso. Se avessi dovuto scommettere prima, avrei indovinato solo il terzo e il quinto post, perché parlano direttamente dei mio lavoro, delle mie difficoltà quotidiane, del mio modo di essere. Gli altri, sinceramente, non me li aspettavo. Mi fa piacere l'apprezzamento sul fatto che scelgo l'uomo (o la donna) prima dell'algoritmo e che le aziende dovrebbero guardare prima ai fondamentali (leggere qui) e dopo alle ultime novità di moda (già mi preparo a rispondere a domande tipo "Scusa ma è meglio Facebook o Google+?"). Mi sorprende positivamente che il post sui dati aperti della Regione Piemonte abbia avuto successo (il merito è tutto di Anna Cavallo e colleghe), perché era stato quasi ignorato nei primi giorni di pubblicazione. Ma sono dati su cui riflettere un po' e luglio è un mese ideale per farlo. Cosa funziona e cosa no lo decide chi sceglie, chi compra e chi legge, dicevamo prima, no? Meglio essere coerenti.

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