martedì 4 giugno 2013

Chi ha bisogno dei giornalisti?


Il titolo è derivato da un bell'articolo del New York Times, testata che cito spesso ultimamente e non per caso. Si parte dal caso di Michele Bachmann, elemento di punta del movimento Tea Party americano e potenziale cavallo di razza repubblicano per la corsa alla prossima Presidenza, che ha deciso di comunicare la sua rinuncia alla candidatura al Congresso nel 2014. Dov'è la novità? Ha utilizzato solo un video su YouTube, non una tradizionale conferenza stampa. Tralasciando le motivazioni reali del suo ritiro, che lei non spiega nel dettaglio mentre altri ci provano, quello che è interessante è la scelta di ignorare i media tradizionali per parlare direttamente verso il proprio pubblico/elettorato (disintermediazione direbbero quelli bravi ma a me questo termine piace davvero poco). Dopo aver guardato il video, ecco alcuni consigli che, umilmente ma non troppo, darei sia al comunicante solitario che al giornalista non invitato alla festa.

Comunicante solitario: hai a disposizione strumenti molto potenti per comunicare senza avere la necessità, come qualche anno fa, di passare per le forche caudine della stampa con le sue domande scomode. Perché perdi questa opportunità non solo facendo un video autoreferenziale, ovattato, con una musichetta in sottofondo che dopo 10 secondi diventa noiosissima, ma anche senza dare "la" notizia, ossia il perché ti ritiri? La regola base di ogni comunicazione è che devi dare al tuo interlocutore una news che giustifichi il tempo che lui perde a leggere o ad ascoltare quello che dici. Se non la dai, le musichette e la bravura di chi ha ripreso il video non bastano. Guardi me ma parli da solo. Una non notizia non la si comunica, neanche su YouTube.

Giornalista non invitato alla festa: è un mondo molto diverso rispetto a quello di qualche anno fa, non è più il politico o l'azienda che ti deve invitare agli eventi ma sei tu che lo devi seguire, ovunque vada. Comodo era il tempo in cui, tra agenzie, comunicati stampa e inviti, ti arrivava tutto sul PC, in redazione. Ora il giornalista deve nuovamente muoversi, andare a cercare la notizia dove c'è, analizzarla e spiegarmi perché è importante. Il dove non è solo un luogo fisico ma anche virtuale, su Internet, sul profilo Facebook, su Twitter e su YouTube. Il perché è presto detto: volente o nolente, a noi cittadini i giornalisti servono. Non siamo in grado di analizzare tutte le informazioni che ci arrivano, abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia una mano a capire, a interpretare, a farci un'opinione. Il problema è che anche il giornalista deve essere consapevole di questo nuovo ruolo, che in realtà è vecchio: deve andare a cercare la notizia, senza aspettare l'invito.

"Dobbiamo essere in grado di entrare nella mischia e spuntare fuori all'improvviso" sottolinea l'autore dell'articolo del New York Times (traduzione mia, non letterale). Sta tutto qui ma non è affatto facile, come spiega bene Giuseppe Granieri. Né per il comunicatore non più solitario né per il giornalista imbucato alla festa. Ma i lettori e gli elettori esigono che ognuno svolga il proprio compito a dovere. Sono loro che pagano i loro stipendi, alla fine. Ricordiamocelo.

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